Prosegue la serie di studi di AnalisiPolitica, che approfondisce alcuni aspetti dei principali partiti italiani.
I risultati del recente sondaggio effettuato su un campione rappresentativo di 1.000 italiani maggiorenni, indicano Fratelli d’Italia al 29%, Forza Italia al 9%, Lega al’8%. Sono valori in linea con quelli degli altri principali istituti di ricerca. Estraendo, dunque, gli oltre 200 elettori di FdI è stato possibile realizzare un approfondimento sullo stato del partito, come visto dalla propria base.
Prima di tutto, si è ritenuto opportuno verificare se e in che modo, oggi, l’elettorato di FdI maggiormente si distinguesse, a livello socio-strutturale, da quello dei due grandi alleati del centrodestra.
Rispetto al genere, il voto a Fratelli d’Italia, appare ben distribuito, in linea con la media nazionale; mentre quello di Forza Italia risulta più spostato sui maschi (61%) e quello della Lega sulle femmine (62%). In FdI notiamo una forte percentuale di elettori maturi, 49%, non a livello di Forza Italia (52%) ma quasi; la Lega, invece, ha un elettorato più giovane, con un maggior numero di under 40 (26% contro il 17% di Fdi). Ancora, mentre la Lega è, in percentuale, più forte nel Nord-est e Forza Italia nel Nord-ovest, il bacino di Fratelli d’Italia segue meglio la ripartizione territoriale, con qualche accento al Sud e al Nord-ovest.
A livello valoriale, più di due terzi degli elettori di FdI si sentono “molto religiosi”; il dato di Lega e Forza Italia si attesta intorno al 35%. Rispetto posizionamento politico, circa il 70% si definisce di centrodestra ed il 30% di destra; valore, quest’ultimo, che nella Lega arriva quasi alla metà di chi vota il partito. In Forza Italia, più di un quarto degli elettori si percepisce di centro; pochi nella Lega, nessuno in Fratelli d’Italia.

Perché si vota Fratelli d’Italia? Soprattutto per la figura di Giorgia Meloni (40%). Dato stabile, rispetto al 2023, in aumento rispetto agli inizi del suo mandato. Non trascurabile anche la quota del 28%, in netto aumento rispetto agli anni precedenti, di chi ritiene che il partito “rappresenti i valori della destra politica italiana”. Di conseguenza, gli sconfortati del “tra tutti i partiti è il meno peggio” passano dal 28% del 2022 al 19% di quest'ultima rilevazione.
Se però Giorgia Meloni non fosse più la leader, il voto scemerebbe, almeno sulla carta. Coloro che, nell’eventualità, voterebbero comunque FdI, sono circa il 22%; non molti, neanche un quarto. Su questo tipo di domande, i sondaggi sono abbastanza affidabili. Ma le variabili da considerare sono molte: lo stato dell’opposizione; quello dei partiti alleati; un’eventuale offerta politica alternativa; lo scenario sociale; un’eventuale campagna elettorale; la nuova leadership. Giusto per esercizio, ipotizziamo si riescano a recuperare la metà dei “probabilmente”, si arriverebbe a circa il 40% del valore attuale. Corrisponderebbe ad un voto almeno del 12%, lo stesso valore su cui storicamente oscillava Alleanza Nazionale.
Da dove arriverebbe questo voto “sicuro”? Soprattutto da uomini; più da giovani che anziani; dal Sud. Da chi si sente di destra, da chi ritiene che Fdi rappresenti la destra e che abbia dirigenti validi. In sintesi, da chi ritiene che Fratelli d’Italia sia un partito strutturato, atto a rappresentare uno specifico mondo.

In conclusione.
Fratelli d’Italia sembra poter avere una doppia identità. Da una parte quella del partito personale, leaderistico, legato alla figura di Giorgia Meloni, che indubbiamente sta conducendo il partito, con costanza, a risultati eccelsi. D’altronde Meloni, essa stessa, è maturata politicamente (non nata) in piena Seconda Repubblica, quella dei nomi scritti sulla scheda elettorale.
Da un’altra parte, FdI ha tutto quanto ci si aspetta da un partito politico: una struttura; dei buoni dirigenti; una base elettorale fedele; una tradizione politica.
Certamente le due identità che convivono nel partito, non hanno lo stesso peso. Lo si vede nel sondaggio, ma lo si vede anche altrove. Ad esempio, nei territori; senza Meloni, Fratelli d’Italia non è più il partito pigliatutto. A volte vince, a volte perde; anche nello stesso centrodestra.
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